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Teresa Monica Bera

Allegorie dell'invisibile

La compiaciuta crestomazia pittorica di chiusi aforismi iconici, di salaci epigrammi dipinti, d'arguti e complessi rebus metafisici raccoglie le divagazioni esoteriche di un ricettario enigmatico d'invisibili carismi in unicum simbolico di immagini surreali ed evocazioni magiche mutuamente referenti.

Il mendace sortilegio del miraggio di profferte opulente si protende nell'abbacinante lucore di lande sconfinate e deserte, dal dilemma inquieto di un cono d'ombra fonda, muti testimoni di pietra osservano dietro pesanti sipari, braccia amorevoli mescono ambrosie dalle brocche fulgide di gaudiose libagioni olimpiche, germogli soavi ramificano nel cranio frantumato di attonite teste scolpite: epifanie allegoriche di realtà percettibili negli stadi intermedi della coscienza vigile del comune immaginario, rinvenute nel bestiario grottesco e variabile di superstiziose credenze, infarcite di dogmi atavici della tradizione in cui affonda, tramanda e si raffina fino a diventare trascendente, la conoscenza intuitiva del sovrasensibile.

Nell'aura cangiante di quest'elementare e divertito "ermetismo visionario" si rimescolano la melanconia delle memorie intime e la veridicità delle citazioni mitiche che avvolgono di sacrale austerità le movenze acconce di diafane vestali assorte nel proponimento di fausti incantamenti, riflesse nel glauco specchio del proprio incontaminato ego, esiliate custodi d'arcane rivelazioni, adorne di leggiadri pepli velatissimi di conturbanti misteri.