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Stefano Beccastrini

Terra tersa

Lo spessore tattile di prospettive dilungate nella stesura manipolata di orizzonti plasmati oltre la giustapposta discontinuità del profilo scabro di una orografia riconoscibile in quella dell’entroterra toscano sfuma di variegati accenti, in un cromatico distacco mnestico di emozioni tonali la materia friabile dell’impasto che rimescola gradualmente nella striatura plastica del pigmento, la tenue apparenza d’ombre oblunghe e la fertile sostanza di luce occidua della Terra di Siena.

Il sommesso contrappunto romantico di sobrie affettuosità serenanti di consonanze estensive, rischiara di fragrante nitore l’ocra spesso di terreni segnati dall’aratro, il marrone bruciato dalla grana ruvida di zolle asciutte, l’oro  ramato di spighe secche da pigiare nei covoni, i graffi lividi delle recinzioni che interrompono il campo in solchi  netti di coltivazioni, le chiazze verdastre di ante socchiuse di persiane appese sulla pietra corrugata di assolati casolari, e attorno la distesa assente di campagne , in una sintonia di mute corrispondenze che mettono in relazione di vividi accordi la  piana austera e ascetica, brulla di presenze e l’anima glabra di foglie di ricordi, ferma sul limitare di stringenti soliloqui. L’angustia penosa del metropolitano solipsismo d’intellettuale rinchiuso in un progresso di cemento, si dipana lungo i filari pungenti dell’afrore di vitigni acerbi, scossi dal calpestio di un passo meditabondo, si placa nel fermento di una cura perenne e operosa, capace ancora di paziente attesa ciclica, di pura riconoscenza  per la clemenza della stagione, di sorveglianza rispettosa e stupefatta del miracolo della vita. Parafrasando in un gioco di reciprocità di contaminazioni letterarie tra Mario Luzi e Francisco de Quevedo, “quest’innamorata terra tersa (riversa) nel cuore di chi resta”, un fiato puro di verità dimenticate, l’ossigeno ricco per un mondo “snaturato” radente l’asfissia morale, il polmone capiente che rianima l’afasia culturale della società moderna in procinto di consumare se stessa.