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Simona Rulfi

Pupazze
Lo sciolto automatismo di una frenetica trascrizione parapsicologica del dettato sensorio appreso nel singulto impressionato di una rapace appropriazione visionaria del fenomenico, attiva la proditoria irrequietezza del tratto rapinoso e risoluto, percorso da quella invasata intensità angosciosa che esasperava la furente polemica dell’espressionismo della Bruke, discrimina in lacci di contornanti lingue aguzze le smosse sagome somatiche caricate di una fluente gestualità tattile che discioglie imbrattature di tinture materiche in elastici collanti lucidi di stesure compatte, conferendo una contrastata veemenza informale alla Appel, all’artificio vistoso di facce rimarcate dalla sonda tumultuosa di un disordine intimo che scatena il viscerale empito caotico di una magmatica energia demiurgica.

Gote vorticose accese di febbrili spirali si sottraggono alla proliferazione zigrinata di capigliature rampicanti che circondano di ghirigori e grappoli di ciocche scomposte le sbavature voluttuose delle bocche molli di fluidi fatui ed i shockanti globi sgranati di chiodi d'occhi, vertici acuti di pupille vibratili, aghi di ciglia guizzanti al vento oscuro di larghi flabelli spioventi: nella connotante aberrazione grottesca di intriganti mascheramenti femminili si rifrange la distorsione erotica di seduzioni immaginifiche di pupazze parodiche catalogate in personificazioni ritrattistiche che popolano la squillante carrellata di commedianti fatali, patetiche lolite, eroine quotidiane, languide passionarie, indomite generalesse calate nello scenario di una "ginecocrazia" travolgente di macerati cromatismi di quinte rutilanti nell’esibizione di teatrali travestimenti guerreschi di amazzoni “fauves”.