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Sandra Marra

Carta da parata

La seghettata spezzatura angolosa di filettate chine grafiche innerva porzioni piane di reticoli poligonali contornati di lingue acquerellate di striature stese in una variegata ondulazione diluita, si interpone a maculanti applicazioni di inserti curvi di lembi smussati di collages, in un corpus composito di articolazioni di campiture discontinue, che incastrano fra i guizzanti ghirigori di acriliche estrosità narrative, scaglie decorative di ricercati fregi cartacei, incalzati dal sondaggio introspettivo del febbrile tratteggio di scuri inchiostri intimisti.

Anche il sovrano nitore di fondali affioranti su aree aperte di intonsi sostrati, invasi dal candore di una raffinata elisione materica di vuoti cadenzati, partecipa all’esatto equilibrismo spaziale della rappresentazione poetica di quella “leggerezza insostenibile” dell'essere… sociale, che sostanzia di nudità i corpi aerei di pupazzi disarticolati, fantocci anchilosati, burattini intesiti nella fissità posturale di un gesto forzato nella mimica convenzionale di un formalizzato travestimento tipologico. La dialettica coesistenza nell’individuo relazionato di una tensione analitica descrittiva votata all’immersione lenticolare che ingigantisce le peculiarità diversificanti sminuzzate in particelle di dettagli intagliati, e nel contempo di una ricapitolare rarefazione sintetica di analogie accennate di atteggiamenti diffusi, suggeriti nell’indefinito accostamento approssimante di impersonali connotazioni, forgia la complessa fisionomia di un tassonomia dell’identità pubblica in cui le fitte liason di allacciamenti interpersonali raccolgono zone coesive di sciolte parzialità irriproducibili.

In questa divertita antropologia illustrata in cartamodelli da figurinista dell’inconscio, soggetti immaginifici, un po’ circensi, un po’ carnascialeschi, manichini addobbati nella vetrina del senso comune, allungano il defilè di folcloristiche tipizzazioni tradizionali investite dalla vivacità folcloristica di ruoli adeguatamente costumati, e personificazioni trasfigurate nella investigante vivisezione esistenziale di conflittuali vicende interiori, un po’ titaniche, un po’ mitologiche popolano l’olimpo collettivo d’idealità trascendenti incarnate nel soma di un inquieto egocentrismo che ravvisa e scompone i caratteri discordanti dell’umano.

Si risolve in ricorrenti proiezioni dinamiche il motu proprio di figurazioni lontanamente futuriste, variate di impreviste traiettorie tangenti il fulcro di ritmiche accelerazioni espressive, che attingono dal suadente esotismo di vibratili velature orientali, la seduzione trasparente di cerimoniali mascheramenti appariscenti, e suggeriscono nei passaggi scattanti di seriche linearità ornamentali depurate di pesanti volumetrie, l’essenzialità agile del tratto filiforme che accompagna il liberty, stilizzato in circonvoluti raccordi sintetici di eleganti stilemi griffati.