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Maria Luisa Garini

Nudo botanico

Nel didascalico erbario di una catalogata nomenclatura botanica, le tavole applicative di una  "fitocosmesi  psicosomatica", in cui la contemplazione della fragrante gradevolezza dell'arabesco vegetale diviene la più potente proprietà terapeutica delle piante officinali, trasfonde l'effetto addolcente e rigenerante del godimento estetico di splendide infiorescenze variopinte sul benessere interiore di individui rapiti dal rilassante abbandono nella serra odorosa dei propri desideri. Nel giardino edenico rigoglioso di infinite varietà di nude flore lussureggianti, si susseguono bocche dischiuse di vivide corolle, occhi infissi in aghi di pistilli, profili allungati su steli flessi, silhouettes di clorofilla sospese in leggiadre posture come flebili ghirigori di fumo, tremolanti fantasmi di vite arboree in dissolventi sovrapposizioni che rendono la pelle erbacea, le gote di fiore, le braccia rampicanti, i corpi esili come giunchi, le pupille lucide come frutti di bacche, i seni freschi di boccioli, le palpebre abbassate di petali vellutati, le chiome ombrose di larghe foglie, i nei sparsi di semi e spore puntiformi.

Né solo trofeo barocco di frondose fioriere traboccanti di turgida e appariscente  primavera aulente, sgranata nell'ostentata profferta di una violenta voluttà, né solo cesto intrecciato di vimini in cui si sperdono sparuti e macilenti gambi di estenuate capocchie campestri, raccolte nel mesto struggimento melanconico di un appassimento  emotivo, la raffigurazione del simbolo floreale, tratteggiato di chine pazienti di nette filettature, con meticolosa intensità di ricercata scriminatura grafica contiene l'evocazione della consapevole contraddizione metamorfica congenita alla natura femminile, timido anemone di grazia, esotica orchidea di mistero, rosa purpurea di piacere.