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Luisa Collica

Etere e tempesta

L'esuberanza coloristica di squillanti campiture giustapposte, di flessuose chiazze ameboidi collegate al cavo discontinuo di agglutinate correnti espressioniste, indenni da ogni coercizione di dogmatiche rappresentazioni mimetiche amene, riottose alla  conciliazione nel contrappunto armonico della composizione paesistica campestre, si intensifica coll'attrito stridente di corrosive cromie acidificate che generano l'acuta dissonanza di  picchi e di strapiombi nel confuso tramestio del golfo mistico in cui si riassume in simbolica sinestesia la perizia tecnica del concento decorativo dell'icona naturalistica con il trillo sregolato dell'intermittente enfasi espressiva dell'esibizione scenografica.

La spettacolare rappresentazione favolistica di un turbinoso sconvolgimento di nembi saturi, nell'epopea di un etere antidiluviano, in cui l'uragano schiuma di furia nel moto ondoso di maree contrastanti, intona lo sciabordio dei flutti oceanici sui legni intonsi dell'Arca biblica, mentre dilaga la salsedine muschiata su chiglie e scogli, impastando detriti di fondali e alghe di costiere, schegge di squame e unghie di mitili, sotto lo strascico di porpora di fiammeggianti tramonti, la guancia nivea di nuvole rigonfie, l'ocra carico di sabbie d'eldorado.

Soffusi di melanconie languide i pallidi acquerelli travestono di tenerezza la protuberanza di caste infiorescenze intraviste nel gioco pudico di stratificate velature di orizzonti aurorali di vapore pluvio.