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Filomena Urgese

Sillabe e balocchi

L’ elefantiasi di bacche e tuberi abnormi riprodotti dalla gemmazione di infiorescenze guizzanti di linee circonvolute e spigolose, asimmetriche simbologie di sintesi che ostentano in deformanti ingrandimenti lenticolari la distorsione transgenetica del dettaglio vegetale, esplode nella ubertosa ridondanza cromatica degli agrifogli sfrondati di tinte intermedie,  degli spicchi di girasoli acuminati di petali angolosi, nell’innesto prolifico di polpe acriliche astratte, che rigonfiano le rotondità di pomi pletorici con i succhi empatici di pigmenti eccedenti di linfa emotiva, il margine  della stilizzazione di una spontanea geometria vitalistica.

La seduzione della purità basica dei colori strutturali di Klee, il pacato lirismo delle scomposizioni elementari di Mirò, si intonano alle indirette suggestioni decorative ed espressioniste nella compresenza di raffronti timbrici scanditi dall’acme squillante di  tonalità fauviste ricondotte nella  ludica intemperanza ossessiva dell'art brut.

I didascalici interventi pittografici con i gessetti policromi, scorticate chiavi segniche di sparpagliati caratteri significanti, inscrivono nella bilanciata alternanza di stirate campiture cromatiche che maculano l' uniformità della superficie spianata dalla diffusa chiarità surreale della luce satura, la definizione della bizzarra sciarada dei titoli anagrammati in  cantilene sillabiche di abbecedari illustrati, sussidiari baloccati del disordine alfabetico, squadernati sul girotondo di lettere sbilenche, esauste di stucchevoli realismi di linguaggi adulti, animate dalla fanciullesca ricreazione di stupefatti ritrovamenti di senso.