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VETURIA MANNI

L'antologica di Veturia Manni con Nino Benvenuti ed il vino di Ugo Tognazzi 12 Immagini

L'aristocrazia dello stile ha svettato nel quinto grattacielo d'Italia, nelle ampie sale della Torre Pontina di Latina, impreziosita dalla pittura incandescente di Veturia Manni che ho voluto presentare ad un pubblico attento e partecipe nella suggestiva serata inaugurale del 29 giugno, illuminata da due stelle del Cinema e dello Sport.

La variegata mostra allestita a scandire i cicli principali di una febbrile ricerca, esorta l'osservatore, fin dal titolo ineludibile "ViviVeturia. ViviTELA", all'attiva compartecipazione ad una pulsione espressiva esibita ed offerta, e prosegue fino a fine mese, esaltando la ricca produzione dell'artista contemporanea, che propone una vasta antologica eterogenea ed insieme coerente, caratterizzata dalla poliedrica sperimentazione inesauribile di tecniche e linguaggi inscritti nel percorso di una felice maturazione stilistica, dalle prime espressioni figurative ai più recenti esiti sintetici delle garze monocrome.

Hanno tenuto a battesimo l'evento artistico due figure inimitabili, imprimendo a loro modo alla manifestazione l'atmosfera raffinata e conviviale di una soiree d'altri tempi, sapientemente coordinata dalla curatrice Anita Madaluni, che ha sottolineato, introducendo il mio intervento, il fil rouge della passione assoluta vissuta come ispirazione autentica di una vita che raccorda e pone in parallelo le tele palpitanti di Veturia con la classe del campione della "nobile arte" ed il gusto sopraffino del grande attore.

 

Sulla falsa riga di questa segreta affinità elettiva si sono mescolati gli effluvi della vigna del superbo inventore di sapori, Ugo Tognazzi, idealmente presente al debutto del suo sogno enologico, "La tognazza amata" succosa ambrosia densa di memorie cinematografiche ed ebbrezze culinarie ripercorse nella proiezione del prezioso "Ritratto di mio padre", documento filmico di Maria Sole Tognazzi, con gli accenti beneauguranti  dell'impareggiabile asso della boxe e dello stile, Nino Benvenuti, che ha voluto spendere parole di elogio e incoraggiamento per l'opera di Veturia Manni,  prima di lasciarci per l'impegno incombente di una diretta televisiva, in attesa della prossima avventura delle olimpiadi di Londra.

 

 

 

 NOTA CRITICA

 

"Quando l’intuizione sensibile affiora sulla soglia riflessiva dell’autocoscienza, le inquadrature visionarie di Veturia Manni divengono cartografie illustrate dell’emisfero interiore costellato di monadi minute della rappresentazione intimista, icone della dismessa epopea quotidiana assurta a subitanea  epifania trascendente intrisa di casualità. Se, seguendo Heidegger,  il senso dell’Essere è momentaneamente avvertibile nel solo istante del suo non nascondimento, lo scatto asciutto che immortala il frammento sensorio evanescente e fuggevole della realtà fenomenica, per farsi testimone muto di una appercezione profonda, deve subire la manipolazione invasiva di una corrente psichica complessa tradotta in eclettica commistione linguistica e tecnica. La sottile affabulazione di questa poesia visiva che mutua gli accenti scanzonati e irriverenti di una pop art attenuata nei suoi esiti più dissacratori, restituisce dignità di  materia prima alla sparsa fattualità oggettuale che punteggia l’esperienza empirica dell’avventura artistica,  quella straordinaria paccottiglia di  “buone cose di pessimo gusto”  manifesto anticelebrativo per eccellenza, che si fonda sull’esplorazione spregiudicata della scaturigine misteriosa che tiene assieme la scoria irrilevante e la sua magnificazione nella segreta necessità della dinamica universale, recuperando l’incantamento di una sensibilità crepuscolare che soggiace alla conoscenza più autentica delle cose. La facoltà immaginifica di Veturia, si depura di ridondanze segniche estetizzanti e interpolazioni eterogenee di materiali difformi nell’attraversamento dolente che approda alla diradata geometria delle recenti “garze”, monocromi brandelli sfibrati di lacerazioni ricomposte, pulsanti coaguli di macchie stinte di eiezioni emotive, in cui si cifra e si esaurisce il gesto compiuto di un vissuto risolto in cogente grafia simbolica di realtà, espressione privilegiata di una matura azione creatrice."

 

Maria Claudia Simotti